Traduzione dell’Estratto del Sermone del venerdì da Hazrat Khalifatul Masih V (Che Allah lo abbia in gloria e lo benedica) del 6 Settembre 2019.

Il 6 Settembre 2019, Hazrat Khalifatul Masih V (che Allah lo aiuti) ha pronunciato il Sermone del venerdì dalla moschea Mubarak di Islamabad, Tilford, Regno Unito.

Dopo aver recitato il Tashahhud, Ta’awwuz e la Surah Al-Fatihah, Hazrat Khalifatul Masih V (aba) ha così espresso:

Nel sermone precedente, ho menzionato gli incidenti circa la vita di Hazrat Abadah bin Samit (ra), che non vennero però completati in quell’occasione. Presenterò dunque ulteriori avvenimenti ed eventi della sua vita. È scritto nei libri storici che quando i Banu Qaynuqa’ decisero di dichiarare guerra ai Musulmani – sotto ordine di Abdullah bin Ubay bin Saloon – Hazrat Abadah bin Samit (ra), come anche Abdullah bin Ubay, era un confederato dei Banu Qaynuqa’. Tuttavia, a causa dell’imminente battaglia, questi prese le distanze dai Banu Qaynuqa’. È stato scritto che, in quel momento, fu rivelato il seguente versetto:

“O voi che credete! Non fatevi amici né gli Ebrei né i Cristiani. Essi sono amici tra di loro. E chiunque di voi li prenda per amici, quegli è davvero uno di loro. In verità, Allah non guida un popolo ingiusto.” [5-52]

A questo punto ribadirò che questo versetto non significa che uno non debba compiere atti virtuosi che andrebbero a beneficiare gli ebrei o i cristiani, né significa che si debbano recidere tutti i legami con loro. Bensì, significa che si dovrebbe evitare di fare amicizia con quei cristiani ed ebrei che sono impegnati nella battaglia contro i musulmani.

In un’altra occasione, Dio Onnipotente ha spiegato che Egli non proibisce ad una persona di performare atti virtuosi o di operare giustamente con quelle persone che non dichiarano guerra ai musulmani o che non esiliano i musulmani dalle loro case, indipendentemente dal fatto che siano atei, ebrei o cristiani. Proprio come Dio Onnipotente ha dichiarato:

“Allah non vi proibisce di essere gentili con coloro che non hanno combattuto contro di voi a motivo della vostra religione e che non vi hanno scacciati dalle vostre case, e di trattare essi in maniera equa. Certamente, Allah ama quelli che sono equi.” [60:9]

È stato reso evidente nel primo verso che uno non dovrebbe instaurare relazioni con non-musulmani per debolezze, paura o codardia. Il vero obbiettivo dovrebbe essere quello di avere completa fiducia e dipendenza in Allah L’Onnipotente soltanto. Inoltre, se si migliora la propria condizione spirituale, allora Dio Onnipotente supporterà questa persona. Sfortunatamente, di questi giorni, vediamo che i governi musulmani cadono nei raggiri delle potenze straniere e ne sono impauriti. Il risultato di ciò è che un paese musulmano si ribella contro l’altro e proprio queste persone sono quelle che stanno distruggendo l’Islam dalle sue radici. Ciò nonostante, dobbiamo pregare Dio Onnipotente affinché consenta a questi governi musulmani di vederne la ragione.

Dopo il convincente successo dei musulmani nella Battaglia di Badr contro il feroce esercito dei Quraish, gli ebrei di Medina s’infiammarono di gelosia. Cominciarono a scagliare apertamente commenti pungenti ai musulmani, del tipo: ‘Poco conta se avete sconfitto l’esercito di Quraish! Lasciate che Muhammad (sa) ci combatta e vi dimostreremo come vengono combattute le guerre.’ Gli Ebrei non si fermarono ad una semplice minaccia, piuttosto, è parso quasi come se volessero iniziare a covare cospirazioni per assassinare il Santo Profeta (sa). Tuttavia, nonostante certi eventi, sotto la guida del loro maestro, i musulmani mostrarono pazienza in ogni circostanza e non risposero ad alcuna provocazione. Si narra in un Hadith che dopo il trattato stipulato con gli ebrei, il Santo Profeta (sa) si prendeva particolare cura nel salvaguardare i loro sentimenti, nella misura in cui rimproverò un suo (sa) compagno che finì in conflitto con un ebreo dicendo che il Santo Profeta (sa) era un profeta superiore a Mosè (as). Nonostante questa condotta amorevole del Santo Profeta (sa), gli ebrei continuarono ad intensificare le loro malefatte.

Alla fine, furono proprio gli ebrei a creare una scusante per la guerra. Ciò che accadde fu che un giorno, una donna musulmana si recò in un negozio di un ebreo nel mercato, per poter compare alcuni beni. Alcuni ebrei malvagi, che sedevano nel negozio, iniziarono a molestarla in maniera molto nociva e persino il negoziante stesso, mentre la signora era inconsapevole, commise l’atto malvagio di attaccare l’angolo inferiore della gonna del suo mantello con una spina o qualcosa di simile. Conseguentemente, quando la signora si alzò in piedi per andarsene per via del loro comportamento vile, la parte inferiore del suo corpo rimase scoperta, a causa della quale il negoziante ebreo ei suoi complici scoppiarono a ridere. Indignata, la signora musulmana urlò e chiese aiuto. I musulmani si affrettarono per aiutare questa signora, che fu così duramente commossa dagli ebrei al punto che scoppiò uno stato di rivolta. Quando il Santo Profeta (sa) venne informato sull’accaduto, congregò i capi dei Banu Qaynuqa’ spiegando loro che un tale comportamento non era affatto appropriato e che avrebbero dovuto astenersi da tali dispetti e aver timore di Dio. Anziché esprimere rimorso, ribatterono con risposte refrattarie e ripetendo arditamente le minacce precedenti, ovvero, ‘Non diventare arrogante per via della tua vittoria su Badr. Quando dovrai combatterci verrai a conoscere le vere caratteristiche dei guerrieri.’ Trovatosi senza scelta alcuna, il Santo Profeta (sa) si avviò verso le fortezze dei Banu Qaynuqa’ con una schiera dei Compagni. Perciò, guerra fu dichiarata, e le forze dell’Islam e del Giudaismo si scatenarono per combattersi. I Banu Qaynuqa’ si chiusero dentro la loro fortezza. Il Santo Profeta (sa) li assediò e questo assedio continuò per quindici giorni. Finalmente, aprirono i cancelli della loro fortezza all’unica condizione di concedere le loro ricchezze ai musulmani a patto che lasciassero libere le loro famiglie. Il Santo Profeta (sa) accettò questa condizione, anche se, secondo la legge Mosaica, tutte queste persone erano legittime di essere sentenziate a morte. Tuttavia, siccome questo era il primo crimine commesso da questa nazione, come primo atto di procedimento, la disposizione misericordiosa e perdonatrice del Santo Profeta (sa) non potè mai essere incline verso una punizione così estrema. In queste circostanze, l’unico giudizio che il Santo Profeta (sa) riuscì ad applicare fu di esiliare i Banu Qaynuqa’ da Medina. Rispetto al loro crimine e considerando le circostanze del periodo storico, questa era una punizione veramente leggera. Non di meno, per le tribù nomadi d’Arabia non era nulla al di fuori del normale lo spostarsi da un posto all’altro, specialmente quando una tribù non possedeva alcuna proprietà sotto forma di terra o frutteti – e i Banu Qaynuqa’ non ne avevano alcuna. Il Santo Profeta (sa) assegnò il compito di procurare gli arrangiamenti necessari relativi alla loro partenza a Hazrat ‘Abadah bin Samit (ra). ‘Abadah bin Samit (ra) scortò i Banu Qaynuqa’ e ritornò. Il bottino ottenuto dai musulmani consisteva solamente in armi e strumenti della loro professione. A parte ciò, i musulmani non guadagnarono altro dal bottino di guerra.

Hazrat Abadah (ra) afferma che “Ho insegnato il Sacro Corano ad alcuni individui tra gli Ahl-e-Suffa

[la gente di Suffa]

e gli ho anche insegnato come scrivere. Come gesto di ringraziamento, uno di loro mi invio un arco come regalo. Nel mio cuore ho pensato che ciò non valesse soldi, denaro, oro, argento o qualsiasi altra forma di moneta e che l’avrei usata per scagliare frecce nella causa di Allah. È semplicemente un arco e lo userò per scagliare frecce in occasione di una possibile Jihad e verrà usata per la causa di Allah.” Tutt’al più, disse: “Ho richiesto al Santo Profeta (sa) di esser guidato in questa materia. Su ciò, il Santo Profeta (sa) disse: ‘Lo potresti accettare se desideri indossare una collana fatta di fuoco’.” Ciò vuol dire che, se egli desiderava indossare una collana fatta di fuoco ed indossarla attorno al suo collo, allora avrebbe dovuto accettarla. Quindi, questo incidente contiene una guida per quelle persone che insegnano il Sacro Corano e richiedono un compenso.

In un’occasione, il Santo Profeta (sa) si recò per informarsi circa la salute di Hazrat Abadah bin Samit (ra) quando era malato. Il Santo Profeta (sa) disse: “Sai chi tra la mia Ummah verrà considerato tra i martiri?” Il Santo Profeta (sa) poi disse: “Colui che muore combattendo per la causa di Dio Onnipotente è un martire, colui che muore per via della peste è un martire, (se c’è un epidemia ed un fedele pio muore a causa di ciò, allora in tal caso verrà ritenuto un martire) colui che annega verrà considerato un martire, colui che muore per via di una malattia addominale è un martire.” Il Santo Profeta (sa) inoltre disse: “Una donna che muore durante o dopo 40 giorni dalla nascita del proprio bambino o immediatamente dopo è una martire.”

Junadah bin Abu Umaiyyah narra che visitarono Hazrat Abadah (ra) bin Samit durante la sua malattia. Gli chiesero di raccontare un Hadith che sentì dal Santo Profeta (sa), così facendo, Dio Onnipotente gli avrebbe concesso le sue benedizioni. Hazrat Abadah (ra) bin Samit dichiarò che il Santo Profeta (sa) una volta li chiamò ed accettò la loro Bai’at. Il Santo Profeta (sa) accettò il loro pegno con la condizione che avrebbero mostrato piena obbedienza in qualsiasi circostanza, sia essa in uno stato di felicità, tristezza, povertà o ricchezza o anche quando le decisioni prese siano contro le loro preferenze. Inoltre, non avrebbero dovuto discutere con i sovrani per assumerne il potere, ad eccezione di palese miscredenza, secondo la legge fondamentale di Dio, avendo una chiara e conclusiva argomentazione da parte di Dio.” Ciò valeva anche se uno avesse avuto il potere o i mezzi per farlo.

Quando Hazrat Abadah (ra) bin Samit era vicino alla sua morte e narrò il Hadith in cui sentì che il Santo Profeta (sa) dichiarò che chiunque avrebbe affermato che non vi è alcun Dio eccetto Allah e che Muhammad (sa) è il messaggero di Allah, sarebbe stato salvato dal fuoco dell’inferno, in poche parole, tale persona sarebbe diventata un musulmano. Possa Dio Onnipotente continuare ad elevare lo status dei Compagni (ra), che ci hanno trasmesso tale conoscenza che non è solo benefica per noi spiritualmente ma anche nella nostra vita pratica.

Ora menzionerò alcuni membri che sono passati a miglior vita e guiderò anche le loro preghiere funebri. Il primo è Saeed Suqiya Sahib dalla Siria. È morto il 18 Aprile, tuttavia la sua preghiera funebre viene offerta in ritardo poiché le notizie del suo decesso non furono ricevute se non di recente. Ad Allah apparteniamo ed a Lui certamente faremo ritorno. Il defunto era tra i più sinceri e membri pionieri della Jama’at in Siria. Il defunto aveva ottenuto un’educazione in legge, tuttavia non fu entusiasta del campo della legge e perciò perseguì la carriera dell’insegnamento. Era considerato fra i migliori insegnanti del paese. Insegnò in diverse parti del paese e venne promosso come direttore di una scuola. Aveva una grande passione nel Tabligh e predicava chiunque incontrava. Ogni suo conoscente ha menzionato i suoi attributi nell’esibire la sua morale, di trattare gli altri con gentilezza, generosità, fiducia, rispetto dei sentimenti e sensibilità altrui e nell’aiutare gli altri altruisticamente. Possa Dio Onnipotente concedere anche al resto della sua progenie di accettare la verità.

Il secondo funerale è del rispettato Al-Tayyab Al-Abadi Sahib dalla Tunisia, che è morto il 26 giugno all’età di 70 anni – Certamente ad Allah apparteniamo e ad Egli faremo ritorno. Era l’unico Ahmadi nella sua area ed era estremamente sincero e aveva un grande amore per la Jama’at ed il Khilafat. Spese quasi tutta la sua vita all’interno della moschea. Era un vero devoto del Sacro Corano e dispose molto tempo impegnato nel ricordo di Dio Onnipotente. Appena imparò circa la Jama’at, viaggiò immediatamente verso il quartier generale per effettuare la Bai’at. Aveva un grande amore per gli scritti del Messia Promesso (as). Pur di attendere le preghiere del venerdì, viaggiava circa cinque ore in treno per offrire le sue preghiere nel quartier generale. Il defunto ha avuto anche l’opportunità di performare il Hajj. Aveva un grande amore per la Jama’at ed il Khilafat. Possa Dio Onnipotente concedergli la sua misericordia ed il suo perdono e permettere alla sua progenie ed ai suoi cari di divenire i recipienti delle sue preghiere.

La terza preghiera funebre è della rispettabile Amatul Shakur Sahiba, che era la figlia più grande di Hazrat Khalifatul Masih III (ra). È morta il 3 settembre all’età di 79 anni – Certamente ad Allah apparteniamo e ad Egli faremo ritorno. Come ho menzionato era la figlia di Hazrat Khalifatul Masih III (ra) ed era la nipote paterna di Hazrat Musleh Maud (ra) e la nipote materna di Hazrat Nawab Mubarka Beghum Sahiba e Hazrat Nawab Muhammad Ali Khan Sahib. Nacque nell’Aprile del 1940 a Qadian. Ottenne la sua educazione a Qadian e completò la sua laurea (BA) a Lahore. Si sposò due volte. Il suo primo matrimonio fu con Shahid Khan Sahib, che era il figlio di Nawab Abdullah Khan Sahib, ebbe due figli e tre figlie da quel matrimonio. Nonostante non servì in un ufficio principale della Jama’at, ricevette l’opportunità di servire in diversi dipartimenti della Jama’at nella Lajna Imaillah. Chiunque ha scritto sul suo conto ha sempre menzionato il fatto che ha lavorato con estrema cooperazione ed umiltà. Aveva un grande interesse nella lettura e nello scrivere ed ha scritto una biografia su Hazrat Amma Jaan (ra) ed un altro libro su Hazrat Mubarka Beghum Sahiba, il cui titolo è, “Mubarka Ki Kahani Mubarka Ki Zubani”. Il terzo libro è la biografia della moglie di Hazrat Mirza Sharif Ahmad Sahib (ra), Hazrat Bu Zainab Sahiba (ra). Il cui manoscritto è completo ma non è stato pubblicato per via delle circostanze in corso in Pakistan. Questi tre libri sono dunque un enorme contributo letterario per la Lajna. Soffriva di una malattia molto dolorosa e con molto ritardo scoprì di avere il cancro. Possa Allah L’Onnipotente concederle il Suo perdono e la sua misericordia e permettere ai suoi figli e la sua futura progenie di rimanere devoti al Khilafat ed alla Jama’at con un legame di vera lealtà.  

Nota: Il riassunto non vuole sostituire il sermone del venerdì di Hazrat Khalifatul Masih V (aa). Ne considera solo alcuni punti. Consigliamo dunque di prendervi il tempo necessario per ascoltare il Sermone del venerdì per beneficiare pienamente della guida illuminata di Hazoor Anwar (aa).

Alislam.it si assume la piena responsabilità per eventuali errori o problemi di comunicazione e la qualità della traduzione italiana di questa sinossi del sermone del venerdì. La versione originale in inglese è disponibile su: https://www.alislam.org/friday-sermon/2019-09-06.html